
Cosa succede quando ci fermiamo ad osservare davvero una fotografia scattata da qualcun altro? Non parlo solo delle immagini dei grandi maestri, ma anche di quelle pubblicate dagli amici, dagli sconosciuti, dagli utenti di Instagram. “Imparare dalla fotografia” degli altri è qualcosa che faccio da sempre, anche se per molto tempo non me ne rendevo conto. Oggi, invece, è un gesto che coltivo con cura.
Non giudico mai le foto altrui. Non più, almeno. Le osservo, cerco di entrare nel mondo di chi le ha realizzate. Mi chiedo: cosa ha visto, cosa ha sentito, cosa lo ha spinto a premere il pulsante in quel preciso momento? In fondo, ogni fotografia contiene dentro di sé un frammento di vissuto, e imparare dalla fotografia vuol dire anche entrare in contatto con quel vissuto.
L’inizio di un’educazione dello sguardo
Quando ho iniziato a fotografare in modo più consapevole, passavo ore intere a guardare le immagini dei fotografi che amavo: Luigi Ghirri, Ferdinando Scianna, Letizia Battaglia. Ma anche i lavori degli altri appassionati che incontravo nei forum o nei gruppi online. Mi accorgevo che certe immagini mi colpivano più di altre, anche se tecnicamente imperfette. Alcune mi lasciavano qualcosa addosso, altre scivolavano via senza lasciare traccia.
Ho capito che stavo imparando a guardare. Che l’occhio fotografico non nasce tutto d’un colpo, ma si educa, proprio come si fa con la musica o con la scrittura. E imparare dalla fotografia altrui era parte di questo percorso.
Un processo lento e personale
Non sempre capisco subito perché una foto mi tocca. A volte ci ritorno dopo giorni, la riguardo più volte, la lascio decantare. Mi succede spesso con le immagini meno gridate, quelle che non cercano di stupire. E proprio da queste, paradossalmente, ho imparato di più.
Imparare dalla fotografia vuol dire anche lasciarsi cambiare. Accettare che una visione diversa dalla propria possa mettere in discussione le proprie certezze. In effetti, molte delle scelte che oggi faccio nelle mie fotografie sono nate dopo aver visto scatti che inizialmente mi sembravano estranei, quasi respingenti. Con il tempo, invece, quelle immagini hanno lavorato dentro di me.
Quando una foto ti insegna a vedere diversamente
Ricordo bene una foto vista anni fa in una mostra collettiva. Era una fermata dell’autobus, con una luce grigia e uniforme, e una signora anziana che guardava verso il vuoto. Tutto era ordinario, quasi banale. Ma c’era un silenzio, un’assenza, che mi si è piantata dentro. Quella foto mi ha insegnato che anche l’attesa può essere un soggetto potente. Da lì è nato il mio progetto fotografico In attesa, dove fotografo fermate dell’autobus in momenti sospesi.
Quell’immagine non era tecnicamente perfetta. Non aveva la composizione impeccabile o una luce spettacolare. Ma aveva verità. E io, osservandola senza giudizio, ho imparato qualcosa che ha cambiato il mio modo di fotografare.
Guardare senza confrontare
C’è una trappola in cui è facile cadere quando si osservano le foto degli altri: il confronto. “Io non sarei mai riuscito a fare questa foto” o, al contrario, “Questa la so fare anch’io”. Entrambe le reazioni sono sterili. Una porta all’invidia, l’altra alla presunzione. Nessuna delle due aiuta a crescere.
Imparare dalla fotografia, invece, significa accogliere le immagini con uno sguardo aperto, come se fossero racconti. Non importa se tecnicamente migliori o peggiori delle nostre. L’importante è cosa ci fanno sentire. Cosa accendono dentro di noi.
Lasciarsi sorprendere anche dai non “professionisti”
Alcune delle fotografie che più mi hanno colpito negli ultimi anni le ho viste su Instagram, scattate da persone che non si definiscono fotografi. C’è una spontaneità, una sincerità di sguardo che spesso manca nelle immagini costruite ad arte.
Mi è successo, ad esempio, con un account che pubblicava solo foto di periferie urbane deserte, sempre riprese allo stesso orario del pomeriggio. Una sequenza ipnotica. Quella serie mi ha fatto riflettere su quanto sia potente la coerenza visiva. Ho cominciato anch’io a riflettere più seriamente sulla serialità nei miei progetti.
Come cambia il mio stile osservando gli altri
Ogni volta che mi lascio attraversare da una foto altrui, qualcosa dentro di me si modifica. Non sempre in modo evidente. A volte è solo una sfumatura, un dettaglio, un modo diverso di guardare la luce o di comporre l’inquadratura.
Nel tempo, ho capito che lo stile personale non nasce dal nulla, ma è una sintesi di tutto ciò che abbiamo visto, sentito, provato. Ecco perché imparare dalla fotografia è così prezioso: ci nutre. Ci aiuta a costruire una voce visiva che è nostra, ma che porta dentro anche le tracce degli altri.
Un consiglio per chi inizia
Se stai iniziando a fotografare, non preoccuparti troppo di “essere originale” a tutti i costi. Concentrati sul guardare. Guardare tanto, con attenzione, con rispetto. Visita mostre, sfoglia libri, segui progetti online. E soprattutto: non avere fretta di giudicare. A volte una foto ti parla solo se le lasci il tempo.
Un ottimo sito da cui iniziare per scoprire fotografi da tutto il mondo è LensCulture. È una miniera di ispirazione.
E se vuoi leggere un altro articolo legato al tema della crescita personale attraverso la fotografia, ti consiglio questo contenuto presente nel mio blog: riflessioni sui progetti fotografici
Conclusione: ogni foto è una lezione possibile
Imparare dalla fotografia degli altri non significa imitare. Significa ascoltare, comprendere, lasciarsi influenzare in modo consapevole. È un processo lento, ma continuo, che ci rende fotografi migliori e persone più aperte.
Osservare davvero una fotografia è come leggere tra le righe di una storia non scritta. Ti invito a farlo anche tu. La prossima volta che una foto ti colpisce, non scorrere via subito. Fermati, ascolta, immagina. Potresti imparare qualcosa che cambierà per sempre il tuo modo di vedere.
E tu? C’è una foto che ti ha cambiato? Mandami una e-mail con la tua esperienza: sono curioso di vedere cosa ha lasciato un segno anche in te.