le foto si fanno o si scattano? Si creano.

Quante volte ci siamo chiesti cosa significhi davvero fare fotografia? Il linguaggio comune parla di “scattare” una foto, un gesto veloce, istintivo, quasi tecnico. Ma chi vive la fotografia come forma d’arte, come atto consapevole, sa che c’è molto di più. Una fotografia non si limita al click di un otturatore. Una fotografia si crea.

Creare una foto significa costruire un’immagine con intenzione. È scegliere il momento, la luce, l’inquadratura, la distanza, il soggetto. Ma è anche – e forse soprattutto – metterci dentro uno sguardo. Il proprio sguardo. Quello che trasforma una scena qualunque in un frammento di significato.

Pensiamo a quando ci fermiamo davanti a una scena che ci colpisce. Prima ancora di sollevare la macchina fotografica, stiamo già componendo. Il nostro occhio seleziona, esclude, immagina. In quel momento nasce l’idea della fotografia. L’atto fisico del “fare clic” è solo l’ultimo passaggio di un processo creativo iniziato molto prima.

La differenza tra “scattare” e “creare” sta tutta nell’intenzione. Scattare è un atto meccanico. Creare è un atto espressivo. Ed è proprio in questa intenzione che si gioca il valore di una fotografia. Non serve un soggetto straordinario, né una fotocamera professionale. Serve una visione.

Anche nei lavori di reportage più istintivi, nei momenti colti al volo, la creazione esiste: è nel modo in cui ci si prepara a vedere. Cartier-Bresson parlava del “momento decisivo”. Ma quel momento, per esistere, richiede una sensibilità, un’attenzione, una presenza. Niente accade per caso.

E allora, la prossima volta che ci troveremo con la macchina fotografica in mano, facciamoci questa domanda: sto scattando o sto creando? È una differenza sottile, ma fondamentale. Perché una fotografia creata racconta non solo ciò che è fuori da noi, ma anche ciò che ci portiamo dentro