
Non sempre serve andare lontano per trovare qualcosa di straordinario da fotografare. A volte, basta aprire la porta di casa, fare due passi e lasciarsi guidare da ciò che ci circonda. I soggetti fotografici vicini sono spesso quelli che raccontano meglio chi siamo, dove viviamo, come vediamo il mondo.
In questo articolo ti racconto come ho imparato a scoprire la bellezza dell’ordinario e a trasformarla in immagini che parlano. Ti porterò con me in una passeggiata mentale nei dintorni di casa, ti darò qualche spunto, e ti mostrerò perché il quotidiano può diventare straordinario se impari a guardarlo con occhi diversi.
L’inizio di tutto: una pausa dal cercare lontano
Anni fa passavo ore a cercare mete su Google Maps. Sognavo insenature, scogliere, città più o meno abbandonate. Poi un giorno mi si è rotto il “motore”. Niente spostamenti, niente viaggi. Per settimane ho fotografato solo attorno a casa. Un po’ per noia, un po’ per sfida.
Quel periodo è stato rivelatore. Ho capito che il problema non era la mancanza di soggetti, ma la mia distrazione. Guardavo senza vedere. Quando ho iniziato a rallentare davvero, tutto è cambiato. Ho scoperto la luce che colpisce sempre la stessa finestra alle 17.32. Le ombre allungate lungo la siepe. La signora con la borsa rossa che passa ogni giorno alla stessa ora.
Quando l’abitudine diventa invisibilità
Uno dei problemi principali nella ricerca di soggetti fotografici vicini è che ci siamo troppo abituati a ciò che vediamo ogni giorno. La familiarità genera noia, o peggio: invisibilità.
Il trucco è questo: fai finta di essere un turista. Esci con la tua macchina fotografica come se fossi appena arrivato da un altro paese. Guardati attorno come se fosse tutto nuovo. Osserva i dettagli. I colori sbiaditi dei muri. Le linee storte dei tetti. I riflessi nelle pozzanghere.
Il quotidiano può diventare poesia. Ma devi volerla leggere.
La luce, prima di tutto
Una delle cose che ho imparato esplorando soggetti fotografici vicini è che la luce cambia tutto. Non importa quanto banale sia un luogo: al momento giusto, può trasformarsi.
Prova a uscire sempre alla stessa ora per una settimana, ma cambia direzione ogni volta. Osserva come il sole disegna geometrie diverse su marciapiedi, ringhiere, portoni. Oppure svegliati presto e passeggia nel silenzio del mattino. A quell’ora, anche una semplice strada sterrata può sembrare un set cinematografico.
L’importanza dell’intenzione
Non uscire semplicemente “a caso”. Anche se resti nei dintorni, datti un piccolo tema o un obiettivo:
— oggi fotografo solo cose rosse
— oggi cerco geometrie
— oggi racconto il tempo che passa
L’intenzione ti aiuta a concentrarti, a vedere in modo più selettivo. E a produrre immagini che, messe insieme, raccontano una piccola storia.
Fermarsi, aspettare, ascoltare
Un altro insegnamento che mi hanno dato i soggetti fotografici vicini è il valore dell’attesa. Fermarsi. Non correre dietro allo scatto, ma lasciarlo venire a te.
A volte basta sedersi su una panchina e aspettare. Prima o poi, succede qualcosa. Un cane che corre libero. Una foglia che si stacca. Una coppia che litiga sottovoce. La fotografia è lì, pronta per chi ha la pazienza di aspettarla.
Il diario visivo del quotidiano
Un esercizio che consiglio sempre è quello del diario visivo. Ogni giorno, una foto. Anche se non ti sembra interessante. Anche se ti pare brutta. L’importante è allenare l’occhio.
Nel tempo, scoprirai che quelle foto costruiscono una narrazione. La tua. Quella del tuo quartiere. Della tua luce. Dei tuoi giorni.
Esempi di ispirazione quotidiana
Non ci credi? Guarda il lavoro di fotografi come Saul Leiter, Luigi Ghirri o Guido Guidi. Hanno trasformato l’ordinario in arte. Hanno fatto della vicinanza una poetica. Hanno dimostrato che l’eccezionale si nasconde proprio lì dove non guardiamo mai.
Puoi approfondire, ad esempio, su Guido Guidi, puoi visitare questa pagina con molti spunti sul suo approccio alla fotografia del quotidiano.
Fotografia vicina, crescita personale
Fotografare ciò che ci sta vicino è anche un modo per conoscersi meglio. Ti costringe a rallentare. A essere presente. A osservare invece che giudicare.
È una palestra di attenzione e pazienza. Una scuola di sguardo. Abbinata ad un allenamento dello sguardo, può diventare uno strumento potentissimo di crescita personale.
Conclusione: l’invito a provare
Non serve una valigia per trovare soggetti degni di una fotografia. Basta uno sguardo nuovo. Ogni luogo, se osservato con attenzione, può diventare fonte di ispirazione.
Esci. Fai due passi. Porta con te la macchina fotografica o anche solo lo smartphone. E poi raccontami: cosa hai visto che prima ti sfuggiva?
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